sfince di zia Franca e San Martino

A San Martino ogni mosto diventa vino... questa è la prima cosa che mi viene in mente l' undici novembre, giorno di San Martino, ma la secondissima cosa sono le sfince, le favolose sfince che per tradizione si preparano in onore del Santo, e quest' anno mia zia Franca mi ha portato un piatto di sfince, e naturalmente sorpresa più gradita non poteva essercene per la gioia di tutti .

Le sfince della zia son veramente buonissime e mi ha lasciato di stucco nel darmi la ricetta perchè al posto delle solite patate ha utilizzato la zucca gialla.

Brava zia Franca e grazie tanto!


San Martino
La nebbia a gl' irti colli
piovigginando
sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le
vie del
borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor de i vini
l' anime a
rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
lo spiedo
scoppiettando:
sta il
cacciator fischiando
sull'uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi
d'uccelli neri,
com' esuli
pensieri,
nel vespero migrar.
GIOSUE'
CARDUCCI






Ingredienti:
zucca g. 500
farina kg. 1
zucchero g. 120
acqua q.b.
lievito di birra 1 cubetto
olio extravergine d' oliva per friggere

Preparazione:
Passare con lo schiacciapatate la zucca precedentemente cotta a microonde.
Amalgamare alla purea di zucca tutti gli altri ingredienti, con il lievito di birra sciolto in poca acqua fino ad ottenere una bella pastella molle.
Far lievitare fino a che l' impasto non abbia raddoppiato il volume .
A questo punto, cioè dopo la lievitazione,mettere l' olio in una grossa pentola e farlo riscaldare e quando l'olio è bollente (si capisce se la temperatura dell' olio è quella giusta quando buttate un poco di pastella nella pentola e subito torna a galla friggendo ), con l'aiuto di 2 cucchiai prendere piccole quantità di impasto, come una noce, e buttare nel'olio bollente.
Girare le sfince nell' olio per un' ottima cottura ed appena son dorate , scolarle e far asciugare su carta assorbente.
Rotolare le sfince nello zucchero e cannella.






















Mi piace condividere questa piacevole lettura trovata su internet

‘A sfincia: il dolce di
S. Giuseppe, di Mario Liberto

"Religiosità e folklore, la sapiente
mistura tutta siciliana, obbliga i praticanti della religione cristiana a
preparare delle particolari leccornie per tutte le occasioni
festaiole.
Retaggio sicuramente riconducibili a culture arcaiche,
soprattutto d’origine
ellenica ed Ebrea. Ad esempio, per s. Lucia, il
non mangiar cuccia poteva
cagionare la perdita della vista. Pertanto, il
calendario liturgico, tra divieti
ed obblighi, risultava un ricettario a cui
tutti dovevano attenersi per
guadagnarsi la serenità terrena e
preparasi quella in paradiso. Il padre
putativo di Gesù si onora con il pane
votivo, con gli innumerevoli piatti di
verdure, (100 a Salemi, 20 a Chiusa
S., ecc.), la pignoccata e l’ insostituibile
“sfincia”. Al “Patri
arcanu”, i devoti palermitani gli hanno dedicato una
gigantesca
“sfringia”…
…. Ma torniamo alla nostra leccornia. La
sfincia,
quindi, è il dolce per antonomasia di S. Giuseppe. Pare che questa
piccola
pasta sia il dolce più antico della storia dell’umanità. Camuffato con
il
nome di frittella lo troviamo in centinaia di pagine della Bibbia, del
Corano e di vari libri storici e religiosi. La sua origine è persiana. Di
lì, si
è diffusa in tutto l’Oriente.
Paste, azzime, più o meno lievitate, dolce o
salate, ma
comunque, sfinci. L’origine di questa squisitezza pare che risalga
alla
festa in onore di Demetra, divinità greca delle messi e a Liber Pater,
Padre
Libero, dio romano della famiglia e della fecondità dell’uomo e della
terra.
In entrambe le ricorrenze, mentre bruciavano grandi falò simboleggianti
l’allontanamento dell’inverno e dei suoi rigori e l’arrivo della primavera
vivificatrice, venivano offerti agli astanti pani e dolci di farina fritti
nell’olio, le nostre antesignane sfinci….
… Michele Amari, ministro della
cultura del periodo fascista, riporta la singolare ricetta trovata nella
biblioteca di S. Martino delle Scale (Monreale) che pubblicò
nella
Storia dei Musulmani in Sicilia. “Sono rimasti arabi di nome e
di fatto in
Sicilia i camangiari (nota n. 1). De’ Camangiari vanno
notate le paste
fermentate e fritte che in Sicilia, al par che in
Barberia (Magreb), si chiamano
sfinci, dal latino “spongia”.
Il
nome che indica generalmente questa
frittella, deriva dal latino “spongia”
cioè spugna, e dal greco “sfoggia”.
Dunque frittelle morbide, gustose e
asimmetriche, che sembrano delle vere e
proprie spugne. Molti però fanno
derivare il vocabolo dall’arabo “sfang” col
quale viene indicata una
frittella di pasta addolcita con il miele. II
dizionario siciliano anonimo
del ‘600 registra il termine sfincia e ci spiega
che si tratta di frittelle
ed è, con lo stesso significato, che tale voce viene
registrata dal
Traina e dal Nicotra. II Mortillaro ci parla tanto di
una
vivanda di pasta molliccia, fritta in olio e ripiena di ricotta, che si usa
specialmente in inverno, tanto di una “composizione più nobile” ove entrano
delle uova battute e lo zucchero e che può mangiarsi anche
fredda.
Le
sfinci sono rimaste nella nostra tradizione come dolce
tipico e come simbolo di
festa del Santo protettore degli umili: come umili
sono i suoi ingredienti;
farina, acqua e olio extravergine, zucchero e
cannella. Naturalmente l’estro dei
pasticcieri, l’abilità delle suore dei
monasteri e soprattutto la nuova
tecnologia hanno trasformato questa
semplice frittella in un dolce prelibato,
arricchendolo di altri componenti
e di tecniche di
preparazione.
Esistono diverse tipologie di
sfince. Sfrinci di S.
Giuseppi, molto nota a Palermo, una specie di
contenitore che grazie alla sua
sofficità consente di essere riempito di
crema di ricotta e decorato con frutta
candita. sfincia di patate, sfincia
di prescia, cioè sbrigative, sfingi di
pasta, sfinci frarici, cioè sforme,
sfincia di riso, con impasto a base di riso,
coltivazione presente fino alla
metà del 1800 quando venne bandito perché
causava la malaria.
Le
sfince non sono tutte eguali.
Ogni donna ha
la sua ricetta e ritiene che
sia la vera, unica e sola. Non chiedete mai le
modalità di preparazione
perché non avrete risposta. Le più furbe, vi daranno il
procedimento
sbagliato. Non vi meravigliate!
La sfincia nel mondo femminile è
una cosa seria! Tecniche
e accorgimenti che si tramandano da madre in figlia
attraverso quel famoso
testamento culinario costituito dai vecchi ed imbrattati
quaderni, abbelliti
da medaglie d’olio, o di chissà quale salsa. Oppure da
laboratori familiari
dove i saperi vengono tramandati in silenzio scanditi dal
Cioffi, Cioff,
Cioff della pasta che sbatte velocemente ed inarrestabile. “Mia
figlia deve
saper fare tutto….! compreso le sfincie, naturalmente per deliziare
suo
marito”.
La tradizione vuole che le sfince siano preparate dalla
suocera per
esser date in omaggio alla nuora. I maligni sostengono che è
un modo per
addolcire i rapporti sempre tesi fra le due donne di
famiglia, stracolme di
gelosia.
La sfincia appartiene anche ad un
modo di essere o
intendere.
Il detto: “Sfincia
sfatta”,
sta per persona non affabile che
accumula un
notevole livello di appiccicosità che ricorda l’intossicazione e
intolleranza alimentare.
“Mi sentu ‘na
sfincia”,
può avere due significati. O di
sentirsi ammaccatu,
mal concio, uno stato di lassismo, oppure, gonfia, bella,
piena di orgoglio.
Il senso naturalmente dipende da come è pronunciata
l’espressione e quale
tipo di sfincia si fa riferimento. E’ preferibile nel
secondo caso dire “ Unghia comu ‘na sfincia”, espressione popolare
di
soddisfazione. “Sfinci c’è!” è
un’espressione per negar tutto.
Mentre, “Sfincia
e
sfungia”,
significa gonfia e sgonfia.
“Jttari sfinci”
vuole significare
affaticarsi inutilmente o esageratamente.
Ad una donna indaffarata non dite mai
cosa c’è da mangiare
perché risponderà “Sta sfincia”. E’ una mala
risposta ed
allude ad un organo ed un attributo di cui conosce il sapere e
che non le
appartiene…”

Commenti

  1. Meravigliose queste sfince e grazie per tutte le belle informazioni ;)

    RispondiElimina
  2. Che bel dolce non lo conoscevo ..che dire , baci e grazie li provo al più presto :)

    RispondiElimina

Posta un commento