sfinci di San Giuseppe



Le sfince di san Giuseppe sono così buone da dover essere mangiate ogni giorno e non solo 1 volta all' anno, ma purtroppo non si può a meno che non si decida di trasformarsi in transatlantico ed io... quasi quasi ci sono.
Il termine "sfincia" deriva dal latino "spongia" che significa spugna, infatti quando la sfincia si cuoce si gonfia e all' interno è porosa ed assomiglia veramente ad una spugna. Mi è venuta la curiosità di cercare l' origine del nome, per capire il significato del detto paesano" pari una sfincia sfatta", ma non vedo in questo momento correlazione col significato del nome. Boh!



"Una volta che sei diventato maestro in una cosa, diventa
subito allievo"
G. Hauptmann
Ingredienti:
g. 800 farina 00
lt. 1 latte
g. 80 strutto
1 pizzico di bicarbonato
un pò di sale
uova 10 circa
Preparazione:
Si procede come per i bignè: mettere sul fuoco una pentola con latte, sale e strutto e quando tutto si sarà sciolto aggiungere la farina e si mescola energicamentefino a che l' impasto non si attacchi più alla parete della pentola. Togliere dal fuoco e quando l' impasto sarà tiepido inserire uno alla volta le uova fino a totale assorbimento. Il composto dovrà risultare morbido ed omogeneo.
Intanto far scaldare l' olio e quando sarà bollente, prendere a cucchiaiate il composto e versarlo nell' olio, lasciarlo dorare da ogni parte e mettere le sfince ad asciugare sulla carta assorbente.


Appena fredde inciderle di sopra e riempire con ricotta condita con zucchero e scorza di limone.

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